“Sai aspettare?”.
“So bruciare”.
“Fino alle braci?”.
“Fino alle braci”.
“È perfetto”.

Chandra Livia Candiani, L’attesa ardente, da “ll silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione”

Trasformare la nostra visione del mondo, della nostra quotidianità in un gesto rivoluzionario. Una novità da sperimentare in Quaresima.

Partiamo dalle basi: rendiamoci conto di cosa significhi attendere. Stiamo perdendo il significato dell’attesa, non possiamo permetterci di vivere senza sapere cosa accadrà. In questo momento dove si ha il bisogno di sapere e controllare tutto, attendere ci sembra impossibile.

Ma se fosse proprio questo il significato del godersi la vita? E, forse, uno dei modi per incontrare qui ed ora il Regno dei Cieli?

Darsi la chance di lasciarsi sorprendere. Con la comunità di Clan e la Comunità Capi ci stiamo interrogando su come si possa essere testimoni efficaci di idee controcorrente all’interno della nostra quotidianità e questa dell’attesa ci sembra proprio una di queste. Fare tutto questo, ovviamente, è molto più semplice a dirsi che a farsi.

Per permettersi di attendere bisogna sicuramente essere mossi da una passione profonda - pensate ad una madre che aspetta il proprio figlio, o a chi aspetta il proprio amato che non vede da tempo - che permetta di vivere a pieno ogni singolo istante della vita, con quella leggerezza che Calvino definisce come la capacità di “planare sulle cose dall’alto”. Essere capaci, quindi, di vedere lucidamente la realtà, stare attenti a cosa succede intorno a noi, ma non con la smania di un continuo cambiamento, bensì con la capacità di leggere in ogni nostro giorno quel briciolo di straordinarietà che ci viene regalato.

Basta questo per imparare ad attendere? Non crediamo. Infatti, siamo consci che questo stile di vita sia tutt’altro che ortodosso: decidiamo senza remore di osare la nostra originalità, smarcandoci dal “così fan tutti” o dalle tradizioni imposte. Vogliamo imparare a conoscere la nostra originale umanità, per poi conoscere quella degli altri. È un percorso faticoso, sicuramente, ma tutto ciò nasce da un’idea di comunità come luogo dove insieme ci si sostiene anche in queste scelte che possono apparire, forse, strampalate e, dobbiamo ammetterlo, fuori dal tempo.

L’attendere però non si ferma qui: dobbiamo imparare ad accorgerci di ciò che accade, dei “segni dei tempi”. Imparare a riscoprire il tempo dell’uomo, quello che gli permette di respirare e di svilupparsi secondo la sua originalità e di godere! Perché l’aspetto fondamentale di tutto questo è il godersi la vita. L’attesa si trasforma così in un momento di tensione attiva che ci smuove tutti i giorni!

È forse questo uno dei modi per vivere il Regno dei Cieli qui ed ora?