Qualche mese fa abbiamo cominciato le attività chiedendoci cosa voglia dire davvero "disimparare” in un mondo che provoca in molti una sensazione di ansia da prestazione, rispondendo provando a capire il valore aggiunto e il senso profondo di certe cose che si fanno sempre nello stesso modo, per poi, forse, farle con altri criteri o in modo diverso. Carichi e caricati da questi pensieri siamo arrivati alle porte dell'inverno, il tempo per noi di iniziare a pensare alla route invernale, che viviamo solitamente durante le vacanze, tra Natale e l'Epifania.
Come tutti sappiamo la preparazione di un viaggio, soprattutto se ci sta particolarmente a cuore, avviene per tempo; la stessa cosa succede quando ci si prepara per una route. L'uomo rischia sempre di essere attanagliato dalle questioni "logistiche", che certamente vanno programmate, ma per noi il centro di questa preparazione è focalizzarci su cosa bolle in mezzo alla nostra comunità e, quindi, su quale significato condiviso costruiremo e vivremo insieme sulla strada.
Quest'anno la route invernale avrebbe dovuto svolgersi tra il 2 e il 5 gennaio, avremmo dovuto camminare nella bellissima Valle dei Laghi tra Trento ed Arco. Il "pane quotidiano" sarebbe stato provare a confrontarci attorno alla domanda "Che cosa significa generare vita?", non nascondendosi dietro alla sola idea di maternità e paternità, ma cercando di avere uno sguardo più profondo e ampio.
Carichi di tante aspettative... siamo stati frenati, come molte altre persone in quel periodo, dal Covid, che ha colpito e costretto in quarantena anche buona parte del Clan/Fuoco. Abbiamo allora estratto dallo zaino i significati distillati con fatica nelle varie discussioni e abbiamo pensato di riconoscere un valore alla Provvidenza che ci dava un’opportunità, certo un po’ scomoda, di rimanere nei nostri paesi, senza però rinunciare a creare una nuova prospettiva che potesse lasciare qualcosa anche agli altri. Abbiamo deciso di non partire e di non fare strada fisicamente, ma di andare a trovare le persone del Clan costrette in quarantena fuori dalle loro case, balconi e giardini per condividere questo momento con loro, passare comunque il tempo di quei giorni insieme, offrendogli tè caldo e biscotti e facendoci offrire i loro pensieri.
Questa proposta è stata certamente una scommessa: ha portato molta serenità, ma anche molte difficoltà successive, infatti la strada ha l'effetto corroborante di “ricaricare le batterie” e la sua assenza si è sentita. La scelta di creare una comunità itinerante che si creasse attorno e grazie alle persone della comunità ha fatto sì che si potesse esplorare un altro senso di route, un nuovo senso del generare e una visione positiva della responsabilità. Decidere di essere accanto agli altri per generare con loro, fare altrimenti sarebbe stato impossibile.