
Costruire una casa, costruire l'amore
Giornate di sole, giochi, natura, accoglienza e condivisione: ecco cosa sono state le Vacanze di Branco quest’anno. Il 30 luglio, con i nostri zaini, siamo partiti per Piazzole pronti ad immergerci in una nuova avventura.
Durante le Vacanze di Branco, guidati dalla storia della Famiglia Madrigal, abbiamo scoperto che noi siamo molto di più di quello che gli altri ci dicono: siamo forti come Luisa e creativi come Isabela oppure siamo quello e anche molto altro? Abbiamo assaporato l’idea che ciascuno di noi può essere veramente ciò che desidera e fare della sua vita un vero miracolo, che proprio come la candela della Famiglia Madrigal, rimane vivo solo quando ci lasciamo aiutare e scoprire dagli altri... e questo ci permette davvero di crescere nel Branco e nella quotidianità.
Ogni giorno abbiamo vissuto diverse avventure tra un torneo di scalpo, una camminata, un’attività manuale e una caccia al tesoro immersi nella natura, ci siamo presi anche un tempo per riflettere e metterci all’opera. Ogni sestiglia, ovvero ogni piccolo gruppetto di lupetti (8-12 anni), ha costruito giorno per giorno parti di una casa, che simboleggiavano il tema della giornata... finestre, porte, pareti e tutto quello che poteva servire, partendo da ciò che la natura aveva da offrirci. Conclusi i lavori di costruzione, abbiamo capito che quello che fa davvero la differenza è l’amore, fatto di piccoli gesti e di quotidianità, che permettono all’altro di guardare dentro la nostra casa e di amarci per quello che noi siamo!
Abbiamo vissuto delle Vacanze estive di Branco divertenti, avventurose e qualche volta anche commoventi e siamo pronti a ricominciare l’anno tutti insieme.

Essere Comunità
Qualche mese fa abbiamo cominciato le attività chiedendoci cosa voglia dire davvero "disimparare” in un mondo che provoca in molti una sensazione di ansia da prestazione, rispondendo provando a capire il valore aggiunto e il senso profondo di certe cose che si fanno sempre nello stesso modo, per poi, forse, farle con altri criteri o in modo diverso. Carichi e caricati da questi pensieri siamo arrivati alle porte dell'inverno, il tempo per noi di iniziare a pensare alla route invernale, che viviamo solitamente durante le vacanze, tra Natale e l'Epifania.
Come tutti sappiamo la preparazione di un viaggio, soprattutto se ci sta particolarmente a cuore, avviene per tempo; la stessa cosa succede quando ci si prepara per una route. L'uomo rischia sempre di essere attanagliato dalle questioni "logistiche", che certamente vanno programmate, ma per noi il centro di questa preparazione è focalizzarci su cosa bolle in mezzo alla nostra comunità e, quindi, su quale significato condiviso costruiremo e vivremo insieme sulla strada.
Quest'anno la route invernale avrebbe dovuto svolgersi tra il 2 e il 5 gennaio, avremmo dovuto camminare nella bellissima Valle dei Laghi tra Trento ed Arco. Il "pane quotidiano" sarebbe stato provare a confrontarci attorno alla domanda "Che cosa significa generare vita?", non nascondendosi dietro alla sola idea di maternità e paternità, ma cercando di avere uno sguardo più profondo e ampio.
Carichi di tante aspettative... siamo stati frenati, come molte altre persone in quel periodo, dal Covid, che ha colpito e costretto in quarantena anche buona parte del Clan/Fuoco. Abbiamo allora estratto dallo zaino i significati distillati con fatica nelle varie discussioni e abbiamo pensato di riconoscere un valore alla Provvidenza che ci dava un’opportunità, certo un po’ scomoda, di rimanere nei nostri paesi, senza però rinunciare a creare una nuova prospettiva che potesse lasciare qualcosa anche agli altri. Abbiamo deciso di non partire e di non fare strada fisicamente, ma di andare a trovare le persone del Clan costrette in quarantena fuori dalle loro case, balconi e giardini per condividere questo momento con loro, passare comunque il tempo di quei giorni insieme, offrendogli tè caldo e biscotti e facendoci offrire i loro pensieri.
Questa proposta è stata certamente una scommessa: ha portato molta serenità, ma anche molte difficoltà successive, infatti la strada ha l'effetto corroborante di “ricaricare le batterie” e la sua assenza si è sentita. La scelta di creare una comunità itinerante che si creasse attorno e grazie alle persone della comunità ha fatto sì che si potesse esplorare un altro senso di route, un nuovo senso del generare e una visione positiva della responsabilità. Decidere di essere accanto agli altri per generare con loro, fare altrimenti sarebbe stato impossibile.

Vacanze di Branco Invernale 2021
Prossimità, alla Vacanze di Branco invernali svoltesi all’ex-asilo d Lozio tra il 27 e 30 dicembre, ha voluto dire “sporcarsi le mani” per e con gli altri. Ci siamo messi all’opera nella costruzione degli “Angeli custodi” pensando agli altri fratellini e sorelline del Branco, donandogli qualcosa di concreto preparato con le nostre mani.

Campo Invernale 2021
Il campo invernale per Esploratori e Guide (12 - 16 anni) si è svolto dal 27 al 30 dicembre 2021 a Malga Brominetto (Bagolino). Insieme abbiamo ragionato di come amare, noi stessi e le persone che abbiamo accanto, scoprendo quali sono le nostre caratteristiche e come coltivarle per essere presenze arricchenti per il nostro prossimo.

Se la strada non c'è, inventala
Il titolo è un vecchio adagio molto caro tra gli scout, attribuito probabilmente al fondatore stesso dello scoutismo, Baden Powell.
Quando a marzo è iniziato il lockdown, nessuno immaginava che la situazione di emergenza sarebbe continuata, seppur con un livello di allerta diverso, fino all’estate. Nei mesi successivi a marzo ci siamo inventati svariati modi per raggiungere i ragazzi del gruppo e creare occasioni di “incontro”… virtuale. Poi giugno è arrivato, e con lui una domanda: come e perché proporre, come nostra abitudine, dei campi (in presenza!) durante l’estate? È possibile mettere insieme dei ragazzi per diversi giorni (pasti e pernotto compresi) in modo sicuro e rispettoso della normativa, senza snaturare le attività che ci contraddistinguono?
Alla Comunità Capi è apparso subito chiaro che sarebbe stata una sfida difficile e sarebbe stato necessario scendere a diversi compromessi. D’altra parte “parcheggiare” un’estate di esperienze significative, crescita, relazioni e divertimento in attesa di tempi migliori ci sembrava proprio un’occasione persa, tra l’altro in un tempo in cui abbiamo, purtroppo, già perso molto. Di più: ci sembrava bello poter trasmettere che, se una cosa ha valore e pensiamo sia importante, piuttosto che arrendersi o aspettare è meglio mettersi all’opera e cercare di trovare un modo di concretizzarla, per quanto possibile… se la strada non c’è, inventala.
Ecco i racconti della nostra estate al tempo del coronavirus.
L/C
Ecco un breve racconto delle Vacanze di Branco, scritto da Alessandro che sta lavorando per la sua specialità di giornalista!
Il campo estivo del Branco Luna Piena è iniziato il 27 luglio a Cevo. Siamo arrivati alla casa del campo tutti ad orari diversi: ad attenderci c’erano i lupetti più grandi che passeranno in Reparto e ci hanno fatto vedere le camere, i bagni e il refettorio. Il tema di questo campo estivo era la scoperta del cielo e delle stelle con l’aiuto di alcuni astronauti della Nasa che ci hanno fatto dei quiz, delle prove di forza e agilità. Durante il campo abbiamo fatto anche dei lavoretti: abbiamo costruito il nostro sistema solare e abbiamo messo dei chiodini su una tavoletta di legno in modo che formassero dei disegni che abbiamo ripassato con la lana. Durante le Vacanze di Branco siamo andati alla pineta di Cevo per cercare i razzi della nostra astronave insieme all’equipaggio e abbiamo scoperto che T-Man, uno degli astronauti, non era stato ammesso alla missione spaziale e per la rabbia si voleva vendicare... L’ultima sera ci ha rubato i razzi e si è nascosto, ma noi abbiamo trovato una mappa grazie alla quale siamo riusciti a capire dove trovarlo: era in pineta! Siamo andati a cercarlo e dopo una battaglia con lui e i suoi complici abbiamo recuperato i razzi. Alla fine della serata abbiamo visto le costellazioni e le stelle cadenti e poi siamo tornati a casa. L’ultimo giorno abbiamo vissuto il momento della Rupe del Consiglio, in cui ci siamo raccontati com’è stato il campo per noi ed abbiamo scoperto che Ko e Chil l’anno prossimo non saranno più con noi. Dopo aver pranzato abbiamo aspettato i nostri genitori e siamo tornati a casa. (Alessandro P.)
Campo Estivo
Da sabato 1 a giovedì 6 agosto, a Pesei sulla strada che da Caregno porta in Pontogna, si è svolto il campo estivo, a cui hanno partecipato 11 ragazzi dai 12 ai 16 anni. Certo, lo stile del reparto che d’estate “colonizza” un prato rendendolo casa per qualche giorno con tende, pali e teli, all’insegna dell’autonomia e dell’avventura, aiuta dal punto di vista del distanziamento e della (naturale) areazione degli spazi. Le sfide, comunque, sono state tante: dal pernotto in tenda rigorosamente a distanza alla preparazione e distribuzione del cibo, dai lavaggi al desiderio dirompente di stare vicini, anche a distanza di un metro, o di sorridersi, anche se tramite la mascherina. La pioggia e i forti temporali notturni dei primi giorni hanno aggiunto ulteriore gusto alla sfida, dalla quale siamo tornati a casa stanchi ma certamente arricchiti e felici. Abbiamo vissuto un’esperienza diversa dal solito, ma preziosa, e abbiamo sperimentato una volta di più che affrontare le sfide insieme le rende più abbordabili… come nella vita, dove la felicità si può conquistare solo insieme, gli uni per gli altri.
Route
Dopo il lockdown con i ragazzi ci siamo chiesti che opportunità potesse essere mettersi in strada dopo mesi di riunioni a distanza e la mancanza dell’altro: la voglia di vivere con gli altri qualcosa di vero! E allora perché farci sfuggire questo orizzonte solo per paura o per il trascinamento dei giorni di solitudine?!
Mascherine, gel igienizzante, attenzioni e attrezzatura al top e…via!! Abbiamo scelto di stare nel nostro territorio per non andare a incidere su problematiche extra-regionali, siamo partiti il 24 luglio da Livemmo e, attraversando le Valli Trompia e Sabbia, siamo arrivati a Limone del Garda il 31 luglio percorrendo le linee di difesa della Prima Guerra Mondiale.
Il cammino quotidiano è stato scandito dalle note di “Viva la vida” dei Modena e da domande derivanti da un articolo scritto da Fratel Guido del Monastero di Bose da cui è stato anche preso il titolo della route: “Le guerre finiscono, la cura invece non finisce mai”. Questo tempo è stato descritto con i sinonimi che ricordano una guerra da vincere contro un nemico nascosto, ma perché non viverlo come una prospettiva nuova che parli di nutrirsi dell’altro, di autenticità, prossimità e perseveranza?!
Tutte le attese sono uguali?
“Sai aspettare?”.
“So bruciare”.
“Fino alle braci?”.
“Fino alle braci”.
“È perfetto”.Chandra Livia Candiani, L’attesa ardente, da “ll silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione”
Trasformare la nostra visione del mondo, della nostra quotidianità in un gesto rivoluzionario. Una novità da sperimentare in Quaresima.
Partiamo dalle basi: rendiamoci conto di cosa significhi attendere. Stiamo perdendo il significato dell’attesa, non possiamo permetterci di vivere senza sapere cosa accadrà. In questo momento dove si ha il bisogno di sapere e controllare tutto, attendere ci sembra impossibile.
Ma se fosse proprio questo il significato del godersi la vita? E, forse, uno dei modi per incontrare qui ed ora il Regno dei Cieli?

L'intreccio della Torre!
Dal 28 luglio al 5 agosto, presso la Casa Parrocchiale di Teveno (BG) si sono tenute le Vacanze di Branco dei lupetti del Branco Luna Piena di Gardone, dal titolo "L'intreccio della Torre". Insieme a Rapunzel abbiamo avuto modo di addentrarci nella tematica della progettazione: come mi muovo per costruire un progetto? Cosa dicono di me i passi che faccio?

Campo estivo 2019
Per il Reparto (12-16 anni) il campo estivo 2019 si è svolto a Schilpario (BG), dal 25 luglio al 4 agosto. Insieme abbiamo ragionato di protagonismo e rivoluzioni quotidiane per scoprire in che modo ciascuno di noi può fare la differenza nel mondo che lo circonda.

Festa di Primavera 2019
Anche quest'anno i Lupetti del Branco Luna Piena hanno vissuto la Festa di Primavera: occasione per tutti i lupetti della Zona Sebino di incontrarsi e vivere un'uscita all'insegna dell’incontro con qualcuno di diverso da noi.. Tre i branchi che si sono trovati a Paderno per vivere un'avventura piratesca! Ci siamo sfidati tra noi per scoprire ancora una volta che la sfida più grande è crescere insieme nel rispetto reciproco!

Campo di Pasqua di Alta Squadriglia
Anche quest’anno, nei giorni del Triduo di Pasqua, si è svolto un campetto itinerante, iniziato giovedì e conclusosi con la Veglia di Pasqua il sabato in parrocchia, che ha coinvolto i ragazzi dai 14 ai 16 anni del nostro gruppo. Il tema quest’anno erano le nostre paure: guardarle e riconoscerle, scoprendo in che modo ci bloccano, e poi cambiare la prospettiva con cui le viviamo, trasformandole in debolezze, dunque cose che ci appartengono e che possiamo guardare in verità con l’aiuto degli altri, senza timore di essere mal giudicati. Questo, infine, per permetterci di immaginare dei movimenti che, passo passo, ci portano avanti nel superamento delle nostre debolezze. Vivere da salvati, il grande messaggio della Pasqua, non parla forse di credere che siamo amabili e amati pur con le nostre fragilità, e tramite questa consapevolezza, ci permette di trovare il coraggio di affrontarle?

Penitenziagite!
Durante le celebrazioni del Mercoledì delle Ceneri, sono due le formule con le quali il sacerdote pone la cenere sul capo dei fedeli. La più utilizzata, che tutti conosciamo, è “Convertiti e credi al Vangelo”. La seconda, quasi scomparsa ma per certi versi molto più emblematica perché richiama la fedeltà alla terra, è
“Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”.
Quest’ultima ci fa quasi sorridere e ci ricorda un po’ Troisi in Non ci resta che piangere, quando il monaco gli dice: «Ricordati che devi morire!» e lui risponde: «“Sì, sì, no… mo' me lo segno!».
Come Comunità Capi, abbiamo riflettuto sul senso della Quaresima, un periodo dedicato a fare verità in noi stessi, a sostare sulle domande di senso che ci abitano, ad accettare completamente la nostra essenza per farne qualcosa di nuovo.

Custodire umanità
“Sono forse io il custode di mio fratello?”
Gn 4, 9
Gli scout sono solitamente abbastanza facili da identificare, se non altro per via dell’uniforme e del fazzolettone. Ciò che passa un po’ più inosservato, perché accade “dietro le quinte”, è che ogni gruppo Scout si muove seguendo una linea pensata dalla Comunità Capi, a cui è affidato il progetto educativo, che determina il percorso dei ragazzi e non solo. La nostra idea di educazione e di comunità, infatti, non si limita a porre un’attenzione sui ragazzi e sul loro modo di stare in relazione gli uni gli altri, ma contempla anche una parte meno evidente e non scontata, che riguarda la vita di ognuno di noi adulti e la sua custodia.
Pensiamo infatti che il raccontarsi agli altri (e questi altri sono anche i ragazzi che ci sono affidati) avvenga attraverso la condivisione delle fatiche e delle bellezze della nostra vita, delle consapevolezze che abbiamo fatto nostre e delle debolezze su cui periodicamente inciampiamo, delle ragioni che ci portano a fare determinate scelte e dei criteri con cui costruiamo la nostra quotidianità. Questo ci permette di avere intorno qualcuno che si prende cura e veglia su di noi: rendere partecipi gli altri degli accadimenti della nostra vita consente loro di donarci uno sguardo sul nostro percorso, attraverso delle domande che ci consentono di costruire analisi che sappiano arrivare in profondità.

Si può camminare guardando solo i propri piedi?
Li chiamavano marziani, animali, fuorilegge, briganti, guerriglieri, trovatori, abitanti dello spazio, viaggiatori, visionari, anarchici, cercatori.
A. Camerini, La ballata dell'invasione degli extraterrestri
È strano, veramente strano per l’oggi avere bisogno di una Route. Per chi ne ha vissuta una, però, è facilissimo capirlo. Sarebbe facilissimo spiegare il percorso sul quale abbiamo camminato da Brescia a Caramanico Terme e da lì su su fino al Monte Amaro, seconda vetta degli Appennini, e poi giù giù sino a Passo S. Leonardo e poi Roccacaramanico e Pescara, attraverso mille altri luoghi. Ma una route non è solo questo. È difficile riassumere tutta questa esperienza in poche parole.
Siamo partiti, nei mesi precedenti, domandandoci cosa significa andare nel mondo? Ci siamo detti che per noi è andare ad indagare e a toccare con mano quali sono le realtà che ci circondano e relazionarci con le persone che le vivono. Conoscere e parlare con un migrante pugliese degli anni ‘50, con un papà che ha rinunciato ad un lavoro ultra pagato perché poco etico e ad oggi arriva per poco alla fine del mese, con un immigrato argentino che vive suonando la chitarra e che parla di fame e amore, con un rifugiato arrivato con un barcone, con persone che hanno deciso di mettere radici nel nostro territorio e che si sentono libere di scegliere autenticamente.
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